Qua la città sembra essere quasi un’ombra lontana, ma la sua memoria rimane dentro i nostri corpi, nelle nostre mani: è l’ingegno, il progresso, la produzione. Eppure, anche la natura intorno (e dentro) a noi s’ingegna, progredisce, produce.
Cos’è allora un prodotto? Qual è la differenza tra l’artificio e la forza generatrice della terra?

Noi ci chiediamo se sia possibile abitare il confine senza spezzarlo. Giochiamo coi nostri strumenti, suono e movimento, per indagare il rapporto tra queste opposizioni. Ci facciamo tante domande, attingiamo immagini, suggestioni e pensieri dal pozzo del nostro inconscio, finendo per iniziare un rituale che forse non avrà mai fine.

Esploriamo un equilibrio precario tra crescita e costruzione, tra materia che esiste senza scopo e quella che prende forma per una finalità. Così, gesto e vibrazione sonora entrano in simbiosi e si fanno specchio della condizione umana come prodotto e produttore, generando un movimento ancestrale che ritorna continuamente alla ricerca del suo punto di partenza, del centro di origine.

Credits

Coreografia e interpretazione: Yeva Sai

Musica dal vivo: Andrea Filidei